martedì 7 agosto 2012

I proverbi mantovani


I proverbi mantovani sono davvero molti, basta fare qualche ricerca per trovarne facilmente una discreta quantità, spesso forniti di traduzione in italiano.
Durante le mie ricerche, imbattendomi nel libro "Enciclopedia delle curiosità Mantovane" di Luigi Pescasio, ho avuto modo di visionare un metodo alternativo per la classificazione di questi frammenti di passato.
Qui di seguito verranno riportati un elenco di parole in ordine alfabetico: ad ognuna corrisponde un curioso proverbio e l'annessa spiegazione. Buona lettura!

ACQUA: "l'acqua l'è bona...s'a gh'è dentar di bon capon" l'acqua è buona se ci sono dentro dei buoni capponi, ovvero il brodo.

AGLIO: "batar la luna e sgagnar l'ai" batter la luna e masticare l'aglio, equivale all'italiano arrabbiarsi. (Questo aforisma è molto antico e forse venne diffuso quando si ignorava che l'aglio e medicamentoso e fa abbassare la pressione, quello che ci vuole quando una persona inizia ad arrabbiarsi!)

AGOSTO: "In dal més d’agost i àšan négar i dventa rós" Iperbpole per dire che il sole abbronza la pelle

AMORE: "Inamorà cme 'n bis" innamorato come una biscia. Significa che uno ha preso una grossa cotta, ma è incomprensibile il paragone con una biscia..
"Al dolor da dent près a l'amor an l'è gnint" il dolore d'amore batte persino il mal di denti. Il che è tutto un dire..

ANIMA: "Sèntras a vègnar l'anima verda" sentirsi venir l'anima verde. Vuol dire incominciare ad adirarsi.

ANNO: "L'an dal due e 'l mes dal mai" l'anno del due ed il mese del mai. Detto per precisare che una cosa non verrà mai fatta.

APRILE:  " In april le scarpe le s’büta in sal fnil." Per denotare che in aprile si può andare scalzi

ASINO: "Restar cme l'asan 'd Bartèl" restare come l'asino di un certo Bartel, significa morir di fame. Spiegazione: Bartel fu un contadino che intendeva abituare il proprio asino a vivere a poco a poco senza cibo, tutti i giorni gli diminuiva la paglia e lo strame. Gunse alla fine a non dargli più niente, ma quando, pieno di gioia convocò i conoscenti per renderli partecipi del ritrovato e li accompagnò a vedere l'asino trovò questo stecchito a gambe all'aria.

AVVOCATO: "L'è mei esr in boca al gat che in mes a du avocat" meglio essere in bocca ad un gatto che in mezzo a due avvocati. proverbio ispirato alla cattiva fama goduta dagli avvocati.

AVARO: "Bondant in casa di altar" generoso in casa altrui. La generosità in casa degli altri è sempre più facile..

BARBA: "Quand la barba la fa bianchin, lasa le done e brasa il vin" quando la barba comincia ad imbiancarsi, lascia le donne e datti al vino. Proverbio allusivo al passare del tempo, il darsi al vino è inteso come magra consolazione.

BARBIERE: "La va da barber a tosador" detto per indicare che non c'è alcuna differenza tra due persone.

BARCA: "Dai e dai, la barca la va in di pai" dai e poi dai, la barca finisce tra i pali. Il detto allude alla criticabile insistenza in una cosa che, alla fine finirà malamente.
" Doa va la barba va 'l batel"  dove va la barca va il battello. Proverbio che indica come nel più ci stia anche il meno.

BRACIOLA: " Drit cme 'n os 'd brasola" dritto come l'osso di una braciola, che notoriamente è storto. Viene detto di chi ha le gambe storte.

BRAGA: "Andar in sal caval dle braghe" andare sul cavallo delle braghe. Significa andare  sul cavallo di S Francesco, ovvero a piedi.

BRUTTO: " Brut in fasce, bèl in piazza" brutto in fasce, bello in piazza. Frase ottimistica, rivolta ai bambini poco belli da piccoli e che saranno belli da adulti.

BUCATO: " La bugata dla Leonora, bianca al sol e negra a l'ora" il bucato della Leonora, bianco al sole e scuro all'ombra. riferito alle donne che non sanno lavare bene i panni.

BURRO: "Star col cul in dal boter" stare col sedere nel burro. Riferito a chi vive agiatamente.

CAMICIA: " Chi laora gh'ha na camisa, ch' 'n laora agh n'ha dò" chi lavora ha una camicia e chi non lavora ne ha due. Detto critico che indica le ingiustizie della vita, non sempre chi lavora molto ha la fortuna che meriterebbe.

CAPPELLO: "Tacar via al capel" appendere il cappello. Riferito a chi sposa una donna facoltosa, chi cioè si è sistemato.

CHIESA: "Andar in cesa a dispet di sant" andare in chiesa a dispetto dei santi. Fare una cosa contro la volontà di qualcuno, forzare una situazione.

CHIODO: "Gras cme un ciò" grasso come un chiodo. riferito ad una persona magrissima.

COMPERARE: " A comprar car gh'è senpar tenp" per comprare caro c'è sempre tempo. Detto che si riferisce alla volontà di risparmiare.

CREDERE: " A caval ch'a suda, òm ch'a giura, dona ch'ha pians, an ghe da credar" a cavallo che suda, uomo che giura, donna che pianga non v'è da credere. Sono cioè tutte manifestazioni apparenti, che non hanno sotto una base credibile.

CRESCERE: " Al cres cme 'l formai in taola" cresce come il formaggio in tavola. Significa diminuire rapidamente. Detto umoristico che indica il contrario di quello che dice, il formaggio era un alimento molto gradito a tavola.

DENARO: " L'om sensa besi l'è 'n corp sens'anima" l'uomo senza soldi è un corpo senz'anima. Detto che mette in luce l'importanza fondamentale dell'aver denaro per un uomo.

DICEMBRE: "Prima ‘d Nadal l’è madar dopo Nadal l’è madregna". Per dire che prima di Natale la neve è madre al frumento; dopo è matrigna crudele

DOMANI: " Andar a troar dman" andare a trovare il domani. Si riferisce a chi va a letto presto, che perciò anticipa il giorno dopo.

DONNE: "Le done le gh'ha tre età: l'età ch'la gh'ha, l'età ch'la mostra e l'età ch'la dis" le donne hanno tre età: l'eta che hanno, l'età che mostrano e l'età che dicono.

ETA' DELLA VITA: "Da vint ani a s'è in dal bel, da trenta as fa 'l sarvèl, da quaranta as fa la roba, da sinquanta as fa la gòba, da sesanta pu gnint an s'cura, e da setanta as va in sepoltura", questo detto mette in luce che la vita alcuni decenni fa era più breve che oggi. A sessant'anni non si curava più nulla e a settanta si moriva.


FEBBARIO: "L'acqua 'd Favrer lìè per a 'n lèdamer" l'acqua che viene a Febbraio concima i campi.
FIASCO: " Andar via in on fiasch e tornar in na suca" andar via in un fiasco e tornare in una zucca.
Detto di chi si allontana da casa per un certo tempo e che torna senza averne tratto alcun vantaggio.

FORMICA: " Scapusar in n'os 'd formiga" inciampare in un osso di formica. Detto umoristico che si riferisce a chi è molto sbadato.

FORTUNA: "Troar Nostar Sior in dl'ort" trovare nostro Signore nell'orto, significa essere molto fortunati.

GENNAIO: "Genar fort fort, tϋt’i vèc s’ingϋra la mort. Zner fa i pont e favrer i a romp". Gennaio rigido, tutti i vecchi si augurano la morte. Gennaio mette il ghiaccio e febbraio lo dimoia

GILE': "L'ha ga un bel gilè" ha un bel gilè". Si riferisce alle donne maggiorate!

GIUGNO: "Par san Pédar (29 giugno) adio médar" Per dare a intendere che la mietitura è terminata
"Par san Gioàn (24 giugno) al most al va in gran". Cioè l’acino inturgidisce

IGNORANTE: "La vaca l'agh ha magnà i libar" la vacca gli ha mangiato i libri. Allude ad una persona che pur avando studiato è rimasta ignorante.

LUGLIO: "Vin bianc e capon in lüi e agost an i è pü bon".I nostri vini bianchi inacidiscono d’estate ed i capponi sono immaturi. La caponatura si fa in estate

MAGGIO: "Mag ‘fa l’ortolan, tanta paia e poch gran".Un maggio acquoso rovina il grano in germe, mentre se fa bello la raccolta è copiosa.

MANGIARE: "Magnar coi dent alvà" mangiare coi denti alzati. Significa mangiare con sospetto o mangiare qualcosa che non piace.

MARZO: "Par san Gregori papa la rondina pasa l'acqua" detto che ricorda l'arrivo (pasa l'acqua) delle rondini per san Gregorio  (12 marzo), cioè l'inizio della primavera.

MATRIMONIO: "Al prim an moros, al second spos, al tèers parent, al quart pu gnint". Il primo morosi, il secondo sposi, il terzo parenti, il quarto più niente. Proverbio che allude pessimisticamente al volger del matrimonio col passare degli anni.

MERCATO: "Al bon marca strasa la borsa" il buon mercato rovina la borsa. Potrebbe alludere al fatto che ad un prezzo stracciato corrisponde la merce difettosa o che con un prezzo basso si tende a comprare più del necessario.

MODENA: "Aver catà l'ors da mnar a Modna" aver trovato l'orso da condurre a Modena. Significava aver avuto fortuna, essere riusciti in un impresa difficile. Esisteva l'obbligo in tempo lontano, in alcune terre soggette a Modena, di fornire alla città un orso. Ma trovarlo era molto difficile, perciò riuscire nell impresa era considerata una vera fortuna.

MOGLIE: "Balar con la moier l'è cme magnar la polenta senza sal" ballare con la propria moglie è come mangiare la polenta senza sale. Ovvero una soddisfazione molto magra.

NIENTE: "Gnint l'è bon par i oc" niente è buono per gli occhi. In realtà niente dal latino nihil si riferisce all''ossido di zinco (nihil albunm) che si usava per curare la congiuntivite. La tradizione popolare ha trasformato questo composto in semplice nihil, cioè niente.
"Piutost che gnint l'è mei piutost" anche poca cosa è meglio di niente.

NOCI: "Grasios cme le sguse 'd nos" grazioso come il guscio di una noce. Detto umoristico che si riferisce a qualcuno sgarbato, scortese.

NOVEMBRE: "Par San Martin la levar la va al camin" per San Martino la lepre va al camino.

OTTOBRE: "Quand al piöf al dì ‘d san Gal (16 ottobre) semna l’elta e lasa andar la val" Dovendo piovere a lungo il consiglio è di seminare in terreni meno soggetti al ristagno dell’acqua.

PAMPOGNA: "General dle panpogne" generale delle pampogne. Si riferisce ad una persona di poco cervello che si da grande importanza. La pampogna è un piccolo coleottero.

PANCIA: " Creapa pansa pu tost che roba vansa" crepi la pancia piuttosto che avanzi roba da mangiare. Detto usato soprattutto durante le festività durante le quali si mangiava per ore e ore..

PAPA: "Andar a Roma sensa vedar al Papa" andare a Roma senza vedere il Papa. Significa portare avanti un affare senza concluderlo.

PARLARE: "Parlar in bon mantuan" vuol dire parlare schietto, senza sottoerfugi. come una mantovano.

PIPA: "Lasa la pipa, bandona la pepa, magna la papa" rinuncia al fumo, dimenticati le donne, e mangia cibo leggero. Una sorta di precetto salutare per la terza età.

PULCI: "Andar a dar la teta ai pulach" andare ad allattare le pulci. Significa andare a letto, il detto si riferisce ad un tempo in cui spesso nei letti si nidiavano le pulci date le scarse abitudini igieniche.

RIDERE: " Chi rid in venerdi, pains in domenica" chi ride di venerdi piange la domenica. Il venerdi era ritenuto giorno poco incline al riso in quanto dedicato alla morte di Gesù, quindi il piangere la domenica era visto come una penitenza.

SCHIAFFO: " Far sentar l'amor di sinch fradèi" far sentire l'amore dei 5 fratelli, ovvero le dita della mano.

SCRITTURA: " Mettar al negr in sal bianch" mettere nero su bianco, per iscritto.

SETTEMBRE: "Setembar, setembrin, al més ch’as fa ‘l vin" Settembre è il mese in cui si fa il vino, evento non di poca importanza nelle campagne.

SETTIMANA: "Laorar par la smana pasada" lavorare per la settimana passata, ovvero lavorare inutilmente.

STRADA: "La strada pu curta l'è quela d'inviaras subit" la strada più corta è quella da imboccare subito. Detto che mette in luce la filosofia spicciola dei mantovani.

TOSSE: "L'è mei sudar che tosar" è meglio sudare che tossire. è meglio coprirsi bene quando è freddo col rischio di sudare piuttosto che prendere freddo e quindi tossire.

UOVO: "Far l'oef fora dal cavagn" fare l'uovo fuori dal cesto. Allude al fare una cosa in modo inusuale.

VINO: " L'è mei al vin cald che l'acqua fresca" meglio il vino caldo dell'acqua fresca. Il vino troneggiava sulle tavole di campagna.

1 commento:

  1. Ciao..il mio sogno è una casa del dialetto mantovano ..i giovani parlano sempre meno il nostro linguaggio antico..
    Marco

    RispondiElimina